
Quel giorno avevo traslato la mia immagine attorcigliata dentro un cartoccio, giù dal ponticello romano ed il ponte, fortunatamente, resse...
sì...fu per me precedente fonte d'adolescenziali ancheggiamenti di cui ne attutiva l'irruenza e sempre le sarò riconoscente per avermi salvato l'osso del collo
Con lei ho imparato ad apprezzare la giusta andatura in una vita fremebonda,
ad assecondare ed intuire ogni sassolino divelto sull'asfalto, il gusto di girare la manovella per farsi baciare dall'artificioso vento estivo ed il piacere di trovar tepore dai tubi a vista durante i gelidi risvegli verso il treno...
Ed ogni giorno, al frizzar delle rotaie, rivederla lì, la più attraente fra 1000, mi riempie di fierezza, nessuna spicca quanto lei...la più piccola di tutte.
A volte ho l'impressione che sia una macchina vivente, con un orgoglio forte, umiltà e consapevolezza:
sa di essere la più amata dai piccoli che ad ogni suo passar sospiran di gioconda fantasia, si insinua nei parcheggi più complicati, nascondendosi tra giganti senza farsi ritrovar dallo sbadato viandante quotidiano. Non sopporta le si preferisca altre, così, una volta saputo della mia scappatella califo

chiamando mestamente il meccanico, già pensavo allo squallore dell'apatica ricerca di una qualsiasi quattroruote con tecnologia infinita sopra, ma mai in grado di suscitar in me lo stesso sussulto.
Era un beffardo cavo della bobina staccatosi per troppo sobbalzo...ahah...beffarda, la vendetta è compiuta ed or di nuovo insieme guardandosi forse con maggior pregiudizio, ma ancor più elevata premura.
A novembre nuova revisione, forse merita riposo e pensione per condividere al limite le soleggiate domeniche chiantigiane, castello dopo castello tra filari, castagni, vino e porcini...
difficile farne a meno,impossibile lasciarla andare...

Nessun commento:
Posta un commento