E' informe, di un grigio opaco, dall'aspetto preistorico, durissimo;
serba dentro di se un anemico mollusco color fango ed alga, dalla viscida consistenza, quasi gommoso ed inesorabilmente attaccato al suo
guscio...
eppure quel brutto anatroccolo, tra tanti altri a dire il vero, non proprio attraenti, rappresenta una leccornia associata agli eventi mondani, alle nozze più sfarzose, allo sfizio lussuoso che la tradizione vuole abbinato alle milioni di bollicine di un brioso champagne...
E' di ostriche che siamo a caccia, speduti tra i vigneti del Bordeaux ed ancora pervasi dai mille campioni ingurgitati alla fiera del Vinexpo.
La baia di Arcachon ne è per il mondo la zona più foriera, ma in questi giorni rischiamo d'esser distratti dal fanatico marasma dettato dagli eventi bordolesi e temiamo di cader nell'ennesima sòla...
Stavolta, guidati da scaltra e premurosa coccinella e dal fedelissimo navigatore, è chez Hughette, nella punta opposta ad Arcachon, il luogo in cui la nostra smania trova pace
luogo angusto, sperduto, abbandonato dal mare ad ogni calar del sole, ci cattura immediatamente con le sue mura di legno, i tavolini senza fronzoli e l'affaccio sulla baia nel lembo opposto rispetto alla battuta città che le dona il nome, ma soprattutto per le vasche d'acqua marina ad ergersi ammiccanti rifugi di molluschi appena strappati dalla laguna.
Con aride lettere resta difficile ostentar la gioia di palati poco avezzi a veleggiar salivanti su barconi in polistiloro stracolmi di cruditè:mai avrai pensato di provare bramosia verso lumache giganti appena scottate, di lottare a 15 riprese con le chele giganti di granchi ed aragoste senza il terrore di rimanere nella morsa di un conto salatissimo...
e sotto questi sontuosi assaggi, distese su un letto di alghe, secchiate di questi preistorici esserini pronti per essere impudicamente leccati e ciucciati, natùre, con sale e pepe, limone, vinagrette o burro fuso ed in ogni altro modo fantasia o consiglio altrui potessero ispirarci.
Lo champagne una volta tanto era relegato alla stregua della salviettina al limone per le mani e quasi inosservate passavano bocce su bocce al setaccio gastrico mentre la montagna di conchiglie man mano andava colmandone il cestello.
Avevo lottato per andare prima alla duna di Pyla, vista solo in foto, ma la cupidigia dei compagni di viaggio aveva sconfitto le mie velleità ed in quel frangente, mentre il sole, ancor alto alle 22 di sera, ci regalava un'accecante tepore tra i gusci, vi confido, nessun rimpianto più mi tormentava.
Un altro tramonto terremo in serbo per rotolare giù dalla duna, oggi comanda il sacrificio del mare al nostro sfizio, alla curiosa ed avida voracità umana, che vede irresistibile oro in un cibo un tempo bislacco e povero e che sente vero il rapporto tra quel dono e la necessità d'idolatrarlo per non, alla fine, immolarlo.
A bientòt Bordeaux tres bon e tres beau
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