Cantine aperte, l'apoteosi dell'enonauta occasionale, il simposio del briaco ad ogni occasione, un'occasione vera per le aziende che amano impressionare alimentando un'autosostenibile brand nell'immaginario collettivo...
Un vera perla di azienda incastonata tra le aspre colline umbre dove le perfette geometrie dei vigneti ed il profumo del finocchietto selvatico tagliato tra i filari, s'insinuano nell'animo errante già attonito all'intuizione di Spello ed Assisi di rimpetto, è Arnaldo Caprai, il più rinomato produttore di Sagrantino di Montefalco che anche quest'anno in occasione di cantine aperte 2008, ha coinvolto 1200 assatanati in una cosiddetta "mangialonga" che tanto prova il corpo quanto ritempra l'animo.
Cantine aperte non è un giorno fatto per gli amanti del vino in sè, ma per coloro che desiderano respirare l'atmosfera di baldoria di una rustica azienda "alla vecchia", il nobile portamento degli antri di un castello/azienda, il bombardamento mediatico dell'immagine avanguardista/sperimentale di luoghi e tesori in cui la mano ed il denaro dell'uomo è stato capace di esaltare l'ammiccante abbraccio della natura.
La Mangialonga ci ha immersi in tutti questi spaccati, mancava il castello, ma le strutture impeccabilmente integrate con i colori della terra davano un tono patrizio anche alla plebaglia che, già dopo aver trangugiato il primo grechetto e panzanella condita d'olio fruttato, s'attorcigliava tra sinuosi ritmi jazz/rock dal vivo.
Un'iniziativa commerciale sì, ma da guastare dall'inizio alla fine grazie alla cultura tecnica dell'agronomo che ci ha illustrato tra filari e cantina tutti i percorsi sperimentali per esaltare un vitigno in netta ascesa tra gli enoappassionati, alla buona qualità delle materie prime, ad una scelta di quattro spazi musicali per regalare nuovi spunti e stimolare muovenze digestive(soprattutto dopo l'amatriciana!), ma soprattutto uno stile da prendere come spunto per invitare molti produttori nostrani ad alimentare la cultura della cura verso una clientela giovanile pronta a diventar veicolo esponenziale di gradimento nonchè risorsa economica aggiunta al ripetersi di simil occasioni.
La giornata è stata calda ed assolata, sarà stato il livello alcoolico endogeno od il fatto che le bottiglie d'acqua spesso si tramutavan in gavettoni tra le note di revival, ma l'umidità asfissiante oltre ad illuminarci sul alcuni perchè il sagrantino solo qui riesce a domare il bizzarro tannino , ha messo veramente a dura prova i polpacci durante i 4km di un percorso difficile solo da sognare per la bellezza ed accortezza con la quale la natura è stata dolcemente asservita al volere pratico ed all'occhio estetico dell'uomo.
Unico neo : di sagrantino neanche uno spillo...10 euro per un terzino a 30° a fine percorso(con palato oramai inerme)o 55 euro per 25anni caprai 2003/2004(11 euro a grappolo AIS) nell'elegante wineshop con veduta sulla valle;
non disdegno il grechetto per la sua semiaromaticità, il piacevole fruttato d'arancia ed una freschezza sempre buona anche in annate più complicate, mentre un pò deluso non tanto dalla bontà quanto dalla mancanza di personalità del Rosso di Montefalco che con il senno di poi, ci ha rivelato un mellifluo 15% di merlot assieme al 70% di sangiovese e 15% di sagrantino, ma è un vino per una base ampia e comprendo anche se non condivido...
una giornata che domani non ripeterei, ma che il prossimo anno potrebbe nuovamente riproporsi sfiziosa perchè l'artmosfera era compiacente, l'idea quella giusta e soprattutto, ciò che più in ogni sfizio conta, la compagnia era quella ideale, anche se non al completo...per consumarlo a pieno.
Ovviamente ci siamo portati avanti anche diplomaticamente e sciorinando targhette a iosa non vediamo l'ora di riprender contatto per scovar nelle segrete cantine di Caprai annate dimenticate in modo da compiacersi con il palato dell'evoluzione di cloni, vigneti e vini nel tempo ed immaginar con la mente quelle che saranno a venire.
Nessun commento:
Posta un commento