Se parliamo di sfizio, quando capita di sperimentare con il palato il meglio del blasone, della storia e probabilmente, della qualità che lo Champagne riesce ad esprimere in campo internazionale, per amore del proprio già scarno patrimonio bisogna stare veramente attenti a non cascar nell'immediata sensazione di voler presto lasciar ricadere simil costume in un vizio senza fine...
quando ci si abitua, se mai fosse possibile, a bere champagne, nessun altra bollicina e molti vini abituè di tavole e banchetti diventano d'incanto banali, non perchè lo siano, ma perchè semplicemente non riescono a tener alla larga la soglia di assuefazione tanto quanto queste magie dall'oltralpe.
Degustazione alla cieca:Krug '96;Roger '96;Delamotte BdB '99;Bonnaire BdB 2002;Salon '96;Giulio Ferrari '95 ;Henri Gouturbe 2000 Specialclub,Legras & Haas Bdb 2002.
Ambientazione d'effetto la Villa dei principi Corsini a San Casciano val di Pesa con tanto di allegorico principe infiltrato tra i commensali,
organizzatore un rinomato avvocato critico indipendente di vino sicuramente tanto prodigo di doti diplomatiche da riuscir a far presiedere niente popò di meno che Didier Depont uomo al comando della Delamotte, monsieur Bonnaire, uno dei magnati della Ferrari etc etc..., ma non altrettanto sagace e stupefacente nel condurre la degustazione dove un approccio meno pesante prima e più tecnico durante lo scorrere degli effluvi, serviti dai simpatici colleghi dell'associazione secessionista dalla AIS la SVICAT(lascio a voi tradurre l'acronimo, ma è veramente originale!), avrebbe certamente agevolato l'apoteosi prorompente nei nostri cuori ad ogni assaggio...
idea buona la copertura delle bottiglie, l'istinto di contornare di un alone mistico particolari etichette assieme al loro valore commerciale è oramai incancrenito nell'educazione sociale che stiamo ricevendo e noi vogliamo lasciar parlare solo i sensi dopo un'opportuno periodo di apprendimento degli stessi a sapersi sentire...
eravamo in prima fila, nessuno davanti ad influenzarci, qualche mugugno alle spalle, ma gli occhi fissi sugli otto calici a cogliere sfumature cromate, luci rifrangenti, schioppettii di bolle in superficie, fiori e frutti insinuarsi tra fragranze e gessi...
sguardi che poi incrociano a destra e sinistra schioccando il palato ed il fatidico verdetto:
n°5!!!
Sia chiaro, nessun calice è rimasto intatto anche solo per render giustizia ai 40 euro sborsati preventivamente ed ai 18 euro senza ricevuta vergognosamente chiesti all'ingresso quando dal sito e brochures si leggeva un fuorviante degustazione libera...tutti gli champagne hanno avuto il loro ammiccante commento dalla condivisione dei nostri sguardi, l'italiano ha tentato di difendersi anche se continuo a rimanere dell'opinione che i nostri vini base sono "troppo buoni" per creare bollicine da irrorare senza ritegno: troppo morbido, troppa frutta, una beva piacevole, ma con il conto alla rovescia nonostante il buon avvocato insistesse a parlare di salsedine e pietra...mah
quel n° 5 non aveva conto alla rovescia, lasciava un palato a schioccar per minuti inebetito, sospeso ed assorto in un compiacimento senza tempo tra limonaie e rinfrescanti ondeggi del mare...si scoprono le carte e calato il jolly...era proprio lui Salon '96, accipicchia proprio quello che con Krug '96 piega l'istinto suicida del borghese mediofinto non appena entra in enoteca(250 euro quando ti vogliono bene).
Non ho potuto resistere ed ho dovuto incalzare il buon Didier, dovevo sapere se era vero che nel 2002 hanno dovuto ripiantare il vigneto di Mesnil dal quale si spreme questo miracolo, lui ha fatto un paio di ottimi dribbling poi ha ammesso, "sì è vero, ma solo per il 5% della proprietà"...ah menomale...intanto per non rischiare non volevo più caffè, non gomme da masticare e neppure quasi cena per lasciar l'eco di quello sfizio più lungamente compenetrare nei miei ricordi tanto dal tenermi lontano chilometri dal portafoglio non appena ne avrò perso le tracce.
Nessun commento:
Posta un commento