E' vero, quando spade penetranti infilzano una sequela di gamberoni, scampi, calamaretti di pescato fresco, l'odore della salsedine impregna le narici anche a miglia di distanza;
così quasi per bizzarro gioco, non appena di rientro dalla muscolata apuana, ci ritroviamo al mitico Casale Luciana(detto anche Fienile del Matto), ai piedi del Chianti, con questa sorpresa farcita dalle sapienti mani di Mirko(il capitano)e l'amore di Barbarina(l'infermiera pantera);
così quasi per bizzarro gioco, non appena di rientro dalla muscolata apuana, ci ritroviamo al mitico Casale Luciana(detto anche Fienile del Matto), ai piedi del Chianti, con questa sorpresa farcita dalle sapienti mani di Mirko(il capitano)e l'amore di Barbarina(l'infermiera pantera);
ci par d'incanto di non aver ancora terminato la scorribanda marina, ma il tramonto roseo e ceruleo dietro le morbide colline e lo schioccar della prima boccia di champagne, ci riassettano rimembrandoci che il mastro dello sfizio in anidride carbonica Richie non perde colpo durante questo genere di happening.
Oramai dimenticato il Maxrosè della serata gavillaccese e perdonato il suo doppione scorto in frigo, avevamo condiviso l'acquisto di un Ployez-Jacquemart extra brut, più volte spacciatoci come uno tra i dieci migliori produttori dello Champagne e quindi del mondo;
la nostra esperienza in termini di bollicine si può ritenere agli albori anche perchè non abbiamo ancora trovato il coraggio d'invadere quella terra di gesso dal clima angusto, ma non troppo retrograda rispetto alla media degli italiani e ciò ci permette di affermare con orgoglio che quel croccante crostino al burro e salmone perfettamente veniva intriso, avvolto e portato via dallo spiccato citrino, l'eccitante agrumato, il leggero amaricante ed il finissimo piacevole zampillar nel nostro palato causato da questo champagne dal delicato e raffinato equilibrio.
Nonostante venga assemblato con uve Premiers e Grand Crus delle zone delle Marne di Ludes et Mailly a prevalenza pinot noir e meunier (60%), la freschezza ed i distinti toni "limonati" lo potrebbero far scambiare per un blanc de blanc, dopo aperto non resisterebbe mezza giornata per poi ossidarsi miseramente, ma con noi non corre di questi rischi ed è proprio la sua delicatezza, il rigar dritto giù per l'esofago richiamandone dell'altro mentre ci lascia la lingua appena salata che ci fa impazzire...
che miracoli si fanno con imbevibili basi!
Comincia l'apoteosi grigliata, ci spaparanziamo difronte a 4 piatti pieni saltando con disinvoltura dalla coda di gambero, allo scampetto, dal totano al calamaretto, rigorosamente a dieci dita ungendoci la bazza tra un continuum contrastante di sensazioni dettate dalla dolce grassezza e dallo spiccato aroma fumè;
il Jacquemart è oramai un ricordo sulle nostre pupille ed il mastro Champagnaro cala il jolly:
Cuvee "La Vigne d'Antan" di Tarlant, 100% chardonnay su vitigno a piede franco, zona Oeuilly vicino a Epernay, 6 anni sui lieviti e sboccatura ottobre 2007, dopo otto mesi di riposo è il suo momento...il dubbio sull'eventuale affinamento di uno champagne ci assale sistematicamente e mi riservo di riprendere l'argomento più avanti in modo specifico, in ogni caso l'irrefrenabile curiosità, la voglia e la necessità di rimuovere tutto l'unto ci appaiono sufficientemente persuasivi.
La soddisfazione che ne consegue paga il rischio quando note di pasticceria farcita di burrosa anidride carbonica pervadono il palato dopo pesche gialle, lime e ginepri incedenti per lungo, memorabile istante.
Prodotto di grande pregio e produttore d'elite che annovera anche la Cuvee "La Vigne d'Or", pinot meunier in purezza, come vera, pregevole rarità tra un'ampia offerta di gamma di alto livello qualitativo.
La boccia si esaurisce in un lampo e la bocca ancor brulicava di sentimento quando a soccorrerci pensò la nocciola tramutata in ruffiana essenza dalla macina gelato di Mirko, che sorpresa!che goduria!
Non sempre si può tradurre in rima l'essenza di uno sfizio, nè catturarne le opportune sfumature per insinuare nell'altrui coscienza la spinta che lo ha suscitato e consumato, ma sono convinto che, come un album di fotografie, questo spazio errante sia uno spunto per me ed i miei affini al fine di ricordare, in ogni istante ed in ogni dove ce ne fosse il bisogno, quanto importanti siano questi momenti troppo precocemente dimenticati nell'incedere quotidiano e quanto essi a dispetto di quest'ultimo, meritino d'esser esaltati, assimilati, ricercati...
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