giovedì 10 luglio 2008

POESFIZIO era veramente già molto avanti...Infinità d'amore

Se ancor non ho tutto l'amore tuo, cara, giammai tutto l'avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti, né posso
implorare un'altra lacrima a che sgorghi;
ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti - sospiri,
lacrime, e voti e lettere - l'ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d'amore fu parziale,
si che parte a me toccasse, parte ad altri, cara giammai tutta ti avrò
Ma se allora tu mi cedesti tutto, quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito,
sia stato o sarà generato amor nuovo, ad opera di altri,
che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime,
di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori,
codesto amore nuovo può produrre nuove ansie,
poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale:
il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca, cara, dovrebbe tutto spettare a me.
Tuttavia ancor non vorrei avere tutto; chi tutto ha non può aver altro,
e dacché il mio amore ammette quotidianamente nuovo accrescimento,
tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore:
se puoi darlo, vuol dire che non l'hai mai dato.
Il paradosso d'amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta,
tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale di quello di scambiar cuori:
li uniremo; così saremo un solo essere, e il Tutto l'un dell'altro.

- John Donne -
Poeta inglese (Londra 1572 - ivi 1631). Di famiglia tradizionalmente cattolica, non poté compiere gli studi universitari ne intraprendere la carriera di cortigiano alla quale aspirava. Benché allievo dei gesuiti, assunse presto un atteggiamento di indifferenza e di tolleranza in fatto di religione e negli anni giovanili condusse vita mondana e dispendiosa.Spirito avventuroso, partecipò alle spedizioni del conte di Essex contro Cadice (1596) e le Azzorre (1597) e visitò forse l'Italia e la Spagna. Nel 1597 divenne segretario del ministro guardasigilli Sir Thomas Egerttm, del quale nel 1601 sposò segretamente la nipote, Anne More. La scoperta del matrimonio gli causò l'interruzione della carriera, la prigionia e la definitiva rovina economica.Dal 1605 compose contro i cattolici e i ricusanti (coloro che rifiutavano il giuramento al re per obiezioni religiose) alcuni lavori polemici che, pubblicati sotto il nome di Sir Thomas Morton valsero a questi la nomina a cappellano del re e poi vescovo di Durham. Tra il 1610 e il 1611, per guadagnarsi il favore di Giacomo I, scrisse inoltre, sotto il proprio nome, due opere controi cattolici (Pseudo-martyr e Conclave Ignatii) le quali, grazie anche all'appoggio del Morton, gli procurarono !'invito del re a entrare nella carriera ecclesiastica.Divenuto cappellano di corte, nel 1621 fu nominato decano della cattedrale di S. Paolo a Londra, incarico che conservò fino alla morte.Tra le sue raccolte ricordiamo: Epithalamion (1613), An Anatomy oi the World (1611) ed Holy Sonnets (1619)."La prima qualità con cui ci avvince la poesia di Donne, pur ricca com'è di significato, non è il significato, ma qualcosa di molto più immediato e puro: è l'esplosione con cui irrompe nel discorso. Ogni prefazione,ogni convenevole è stato consumato; egli balza nella poesia per la via più breve..."Così scriveva Virginia Woolf, nel 1913, per spiegare il fascino del grande poeta metafisico inglese John Donne.

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