Un altro terso tramonto gavillaccese a far da contorno ad amici dal precostituito legame e brace scoppiettante in attesa di soddisfare il nostro ludibrio carnivoro...
irrefrenabile diventa l'istinto di pescare con la lenta mano dalla cantina improvvisata in un buio, scassettato pezzo d'antiquariato, tra i sopiti corpi di nettare granato, una vera rarità di cui due esemplari in via d'estinzione gelosamente celavo e rimiravo sfuggente, con stilnovistica bramosia, ad ogni torcer di maniglia;
quando si passa agli sfizi e quindi ai fatti, non v'è più ingombrante ricordo di spesa, nè timore di "bruciare" l'occasione a fermarti, l'aspettativa diviene esagerata, la sua conferma mai uguale alla felicità sognata, ma ci si augura che spesso sia migliore:
ed è proprio questa l'essenza dello sfizio, la sua autoreferenzialità, egli coglie la nostra piena soddisfazione solo e solo se è maggiore od uguale al disegno che l'alimenta, finchè non è compiuto e consumato pienamente non potrà mai definirsi tale per poi finalmente scomparir.
Ed ancor a far contorno il morbido prato di trifogli appena tagliato sul bordo della piscina del paradiso terreste sul nostro cucuzzolo in affitto , parodie di sesso, amore ed intrecci scanditi da ilare leggerezza di ninfe ed il pudore rilasciato fin da subito dalle fragolose bollicine di un Berlucchi MaxRosè che un nostro "amico" bergamasco non esiterebbe a definire "strappamutand'"(beh...cavarsela con 8,47 euro non sarebbe male :-);
intense freschezze di frutta gialla e fiori indotte da uno chardonnay/semillon dalle lontane terre andine a sedare animi insurrezionalisti una volta appurato il rattrappirsi elevato alla-e degli spiedini di pesce, toni morbidi di pietra e muschio misto a lime di raro voigner ad irrorar i tranci di salmone e pesce spada;
tutto ad aprir, tra il tronfio silenzio delle ebbre ninfe, perfetto scenario per goduriose salsicce e cremosa bistecca mentre lo spirare del tappo fustellato, già deliziava la pregustazione liberando succose molecole di sonnecchiante fermento...
Quel Poggio al Vento 1997 di cui per sempre ignorerà la veemenza la sfortunata Saka(ma non certo il compagno "Yakutako"!!!), allergica improvvisata amica pittrice dal sol levante privata ingiustamente dal caso di questa pennellata di sconosciuto sapore, della visciola piena e succulente, dell'amarene schiacciate tra i canini, delle note carnose, della delicata cannella, del tabacco fresco espirato a bocca chiusa per trattener unico, irripetibile, sfuggente aroma...
minuti soavi e null'altro a rubar la scena, piccola eccezione ad una regola che vorrebbe un vino eccezionale bevuto a compendio di momenti altrettanto meritevoli dal render i commensali inconsapevolmente indifferenti alla sua eccellenza, forse un male per la ragione, ma un tocca sana per il subconscio che così eccitato, ma non distratto, lascia ancor più scoperti i sensi al minimo sibillino cenno di un boccolo dorato...
Stavolta ratio e core si son fusi all'unisono distratti per un attimo dalla creazione sinergica di uomo, natura, vite, fato...attimo irripetibile per sempre riflesso tra ricordi sfumati di un'etichetta che pur non essendo specchio dell'opera contornata, ma sì della mano che l'ha creata...
e come sempre consumato lo sfizio non resta che dire peccato per chi non c'era e non ha colto quel momento propizio!
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