sabato 26 settembre 2009

Monnalisa Swine part 1





Forse sarebbe stato ancor più soddisfacente arrampicarsi a nude gambe tra gli impervi declivi sopra Mercatale, ma temendo ciò che ci avrebbre aspettato a cena, fu di gran lunga preferibile risparmiare ogni energia a favore di quell'intermezzo edonistico:

e così, con la 4x4, fummo in un lampo ad assaporar pienamente il bucolico aperitivo della Torre.
Salire per gli scalini della torre di Galatrona è rincorrere i puerili istanti in cui arrivare in bici tra queste colline equivaleva ad una stoica impresa mentre il tuffo alla Tarzan, attaccati ad una liana del grande albero nel laghetto sottostante, sanciva il titolo di capitano di brigata.
Virgilio d'eccezione Stefano Guidi, tecnico, enologo, artista ed accompagnatore dell'omonimo vino mito, in grado d'elevare dall'anonimato un territorio bellissimo, ricco di vegetazione lussureggiante ed innumerevoli angoli nascosti;
Insieme alla compagnia di Bordeaux 2009, ben amalgamata grazie agli effluvi mescolati tra la Garonne e la Dordogne, Stefano, premuroso, ci accompagna badando alle nostre "capocce" mentre pompiamo i polpacci su per le scale fino al tetto della Torre:
pezzi di storia che
neppure sappiamo quanto oramai ci appartengano, stupore...
rimaniamo in silenzio per un attimo, si fatica ad abbracciare con lo sguardo quel vortice di verde eccitato dal raggio tagliente del tramonto, carpirne prospettive e
profondità;
non possiamo che respirare la leggera brezza mentre ci sussurra leggende di uomini ed arti:
si narra che gli sfondi ora a noi difronte si rivelarono fungenti da sfondo all'opera leonardiana più ispirata e famosa...
oh..Monnalisa in quanti ardebbero per aver fatto da grembo alle tue grazie, dedicandoti i frutti ed i pesci delle colline ed i fiumi alle tue spalle...
il tuo mito altri ne alimenta e ci fa sentire per un attimo poeticamente legati, lasciando ognun illudersi d'orgoglio mentre calpesta, durante i propri uffizi, le tue medesime terre.
Fantastico!
Foto ed ancora costernazione mentre l'occhio rimane irresistibilmente attratto nello scrutare i boschi che celano Strada e Nusenna:
sarà la fame, ma il susseguirsi fitto e sterminato delle querce e dei castagni crea quasi una mousse sul cui soffice letto verrebbe il desiderio di planare.
Un'incursione tra i vigneti ad alberello, sinonimo di coraggio ed originalità e giù a rompicollo tra vergognosi cerbiatti verso la lasciva fattoria...
Le melliflue bollicine del bonnaire 2002, la schietta acidità e l'autorevolezza del Yannick Doyard extra brut cuvèe vendemmaire, l'irresistibile riesling auslese di Markus Molitor, incapace d'affaticar la bocca, il memorabile Trimbach tra un bianco autriaco ed un pinot noir dell'Oregon...
tanto per cominciare...
poi l'apoteosi di rossi con sangiovese e merlot ad intervallarsi con intermittenti danze di frutti, forza, complessità, carattere, ma sempre legati dall'elegante, brioso stile improntato da mano sapiente.
E' modesto
Stefano ed a testimonianza del terroir ci porta una bottiglia del 1994(prima che lui ci mettesse ingegno), ne apprezziamo lo slancio acido unito a morbidezze e frutti di bosco attorno ad esse in danza.
Siamo compiaciuti, ma non stupiti dopo l'esser in precedenza sgusciati nelle segrete stanze in cui le alchemiche intuizioni dell'enologo sono vino in divenire, ma già illuminazione per palati in cerca dell'essenza di queste terre.
Dopo esser stati cullati a lungo dalla regina della casa, aver gioito delle intersezioni tra caprino, zafferano indiano e zucchine d'orto dirette ad arte dal poliedrico chef, essersi tronfi d'emblema di toscanità: sua eccellenza la brace...ecco i dolci...
l'incrocio irresistibile di cremose fragranze con cioccolatose passioni e su tutti il moscato rosa di Haas, ah...se quella mezzina si fosse fatta damigiana, ne avremmo comunque visto il fondo...
sarà dolce impresa tornare a casa questa notte, ma lenti ed attenti, memori dell'estrosa maestria del padrone di casa, troveremo forza per nuovi viaggi mentre vedremo rinnovarsi i vecchi sentieri.
Ne sentirete parlare mentre noi ci rammaricheremo di non aver più del suo tempo a disposizione.

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