giovedì 22 ottobre 2009

A spasso per le vigne del Cile - Botalcura


Octavio è uno di quei volti che difronte ad un buon piatto ed un calice, non hai certo bisogno di sfidare, è uno che non ti direbbe mai di no, subirebbe ogni capriccio, accompagnandoti, per poi rilanciare a sua volta.
Mi accoglie a braccia aperte con le Ande ed il cielo terso dietro le spalle al 21° piano di uno dei molteplici grattacieli a vetri situati nel cuore pulsante di Santiago, dove ogni azienda desiderosa di crescere pone il suo ufficio commerciale.
La tavola ovoidale ostenta una quindicina di bottiglie esposte ad anfiteatro,

subito le etichette accattivanti della linea Delirio incontrano il mio puerile gradimento.

Botalcura significa Pietra grande ed è una parola di origine Mapuche, "costume tanto alternativo e diffuso dal sembrare oggi oramai convenzionale" penso senza dirlo...ma sono solo considerazioni di circostanza, non di sostanza.
Non ho il tempo di andare a sud 6 ore da Santiago, sotto Talca, per studiare dal vivo i movimenti di Philippe Debrus, enologo rinomato per la raffinatezza dei suoi vini e solo a quelli alla fine dovrò attenermi per scovar le dovute conferme.
Un aspetto che mi permeava di pregiudizio era dato dalla filosofia produttiva che contempla la coltivazione di diversi lotti da valli diverse, rischiando di compromettere la qualità delle uve durante il trasporto verso la zona di vinificazione.

Il Cile deve essere una terra baciata dalla sorte poichè le variabili imprescrittibili di terreni disparati e presi in affitto, non sono irriducibili ad un buon livello medio di produzione, sempre che si disponga di abilità e conoscenza...e questo i sensi continuavano a suggerirmelo durante il susseguirsi di assaggi e dialoghi.
Dopotutto il consumatore raramente conosce il background di un'azienda, ancor più di quelle giovani come Botalcura, egli può solo lasciarsi influenzare da un giudizio sussuratogli, un pensiero rubato, uno sguardo allo scaffale, ma dopo le suggestioni iniziali, sono i sensi a farla da padrone e finalmente il subconscio che richiama la voglia ripetuta di quel prodotto, per caso od in circostanze particolari, solo grazie all'accezione positiva che questi gli aveva in precedenza trasmesso.

Spesso mi chiedo chi debba farsi garante della qualità, schiettezza e veridicità di un prodotto?il negociant, l'enotecaro, il giornalista?
I legami fiduciari con il consumatore si conquistano lentamente e si perdono in un'attimo, difficile trovare enologo, patron che non decanti le proprie opere, tutto ciò di scorretto od improprio verrà sempre omesso e tanto amerei esser investigatore sopraffino, ma solo del il mio palato, assieme a quello di eventuali compagni di viaggio, alla fine potrò avvalermi come lente d'ingrandimento di questa meravigliosa metamorfosi della vite.
Le variabili che devono rettamente susseguirsi ed interagire sono innumerevoli per avere la fortuna di creare e far bere un buon vino ed altri processi, come quello del caffè, sono ancora più inarrivabili e difficilmente ottimizzabili.
Quindi un buon punto di partenza per un vino non può che esser la piacevolezza oggettiva arrecata da un colore accattivante, buona intensità, equilibrio e bevibilità di base.
La qualità media dei prodotti è oramai elevatissima in Cile e Botalcura non fa certo difetto:
un pizzico di originalità nei bianchi con uvaggi come lo chardonnay/viognier, inaspettatamente fresco ed equilibrato, con netti sentori tropicali e di melone blanco ed un pizzico di vaniglia; peccato per quel piccolo accenno di asparago che non incontra il mio gusto nonostante possa rendere più intrigante qualche abbinamento con pesce al forno e verdure.
Notevole anche il sauvignon gran reserva, d'impatto immediato e con un ruffiano tocco finale di mantequilla a giocare con le sapidità.
Tra i rossi, sempre della linea Delirio, si è subito messo in evidenza il merlot dalla valle di Maule, brioso, di ottima freschezza, con un tannino inaspettatamente autorevole ed un frutto in evidenza sul finale a testimonianza di qualità e lungimiranza. Non è un vino mellifluo per palati in cerca di morbidezze, ma saprà farsi apprezzare da coloro che al vino danno tempo per esser ascoltato.
Spicca per originalità il syrah/malbec con note di pepe nero e discreta morbidezza, qui sì che la vulcanicità della terra si fa sentire conferendo note fumè anche se la persistenza non è allineata con il cammino fatto ante la beva. Poco male, se ne berrà di più!

Della linea Porfia(che simboleggia l'uccello della tenacia)Gran Reserva scelgo il cabernet sauvignon, primo su tutti per eleganza e con tenori sanguigni raramente scovati in Chile;
poco sotto apprezzo il cabernet franc, dal frutto spiccato e freschezza a domare un alcool un pò invadente. Un prodotto distinto ed un premio alla sua unicità in quel paese.
Altrettanto unico per non definire pionieristico è il nebbiolo, sì avete capito bene...mi ha colpito per il buon richiamo nei frutti e nell'esuberanza, peccato per quel 15% di cabernet franc, attendo ansioso un bel 100%. Nota a sfavore il prezzo, quanti barbareschi ci potrei comprare...
Non abbiate paura o voi produttori piemontesi che da toscanaccio, imparo lentamente, giorno dopo giorno ad apprezzare senza averne mai abbastanza:
un vitigno di tal levatura può dar qualcosa di unico ovunque e la sua consacrazione altrove non susciterebbe altro che adulazione nei vostri confronti.
Evitate di storcere il naso e nel caso, non temete di ergervi a mito così come han fatto i Francesi atteggiandosi a precursori di ogni vitigno internazionale ed infine fautori del loro supremo prezzo.
Ricordo sempre Mario Fregoni:"Il Cile è patrimonio dell'umanità della viticultura" ed aggiungo che lì dovremmo, noi italiani, voler sperimentare i nostri autoctoni vedendoli crescere sulle proprie radici...non sareste curiosi di riscoprire il passato?
Come note finali posso dire che la mano dell'enologo mette in riga quasi tutta la spina dorsale cilena riuscendo a ben dosare il passaggio in legno e scegliendo, nonostante le varie distanze, un timing di vendemmia in grado di mantenere quella freschezza oggi tanto ricercata durante la comida.
Su tutti il merlot Delirio ed il Cabernet Sauvignon Porfia, ma un notevole livello gustativo e di piacevolezza generale;

se il buongiorno si vede dal mattino...

Hasta luego Octavio, arrigustarti Philippe.



Ringraziamenti speciali ed interessati per l'impeccabile organizzazione logistica ed emozionale:

www.exploringchile.com

www.vinicileni.it

1 commento:

Guglielmo Rocchiccioli ha detto...

Voglio condividere le sensazioni gustative del Cabernet sauvignon El Delirio della Viña y Bodega Botalcura.

BOTALCURA - CABERNET SAUVIGNON EL DELIRIO - D.O. VALLE DEL MAULE - VINO DE CHILE VINO TINTO - PRODUCTO CHILENO - PRODUCIDO Y EMBOTELLADO POR VIÑA Y BODEGA BOTALCURA S.A. - FUNDO EL DELIRIO LOTE 1-A - BOTALCURA - PENCAHUE - TALCA 2009 14%

VISUAL: de color rojo rubí intenso y con el justo cuerpo.

NARIZ: fresas, frambuesas, humus, hojas verdes, leño dulce y pot-pourri de flores rojas.

BOCA: grande estructura y una destacada armonía entre todas las sensaciones gustativas; el final de boca refleja una mezcla entre fruta de bosque, humus y leño; la persistencia aromática intensa del vino pivotea alrededor de 5 y 6 segundos.

MARIDAJE: guiso de verdura condimentado con aceite de oliva

* La suculencia del guiso contrarresta la sequedad alcohólica del vino
* La untuosidad del aceite sirve de contrapeso a la astringencia tánica del vino
* La estructura del plato se compara con la estructura del vino
* La persistencia gusto-olfativa de la receta iguala la persistencia aromática intensa del vino

OPINIÓN PERSONAL: maridar este vino es como conversar con una persona que quiere salirse con la suya, pero tiene que rendirse frente a argumentaciones válidas y reconocidas como demuestra tener este guiso de verdura.