lunedì 5 luglio 2010

La Paulée di Marsannay

Fino al tardo '700, alla fine della vendemmia, i monaci Cistercensi di Borgogna avevano l'usanza di consacrare l'evento assieme a tutti coloro che contribuivano alla creazione dei loro preziosi vini, acclamati da papi, re e principi, ma sempre accessibili anche ai viandanti in cerca d'ospitalità presso le loro quiete dimore.
Questa usanza fu ripresa a Meursault nel 1923 da Jules Lafon, noto produttore, il quale creò quella che oggi è la più rinomata Paulèe al mondo: un lunedì di metà novembre, dopo l'asta annuale di Beaune, in cui i produttori si siedono assieme ai lavoratori, ma oggi anche appassionati, giornalisti ed intermediari, al fine di condividere le migliori bottiglie d'introvabili annate e serbate in cantina solo p
er le occasioni speciali.
Il 23 Marzo, durante il secondo giorno de Les Grands Jours de
Bourgogne, lo Chateau Marsannay ha fatto sua questa usanza dopo il successo dell'anno precedente e noi fortunati della delegazione di Arezzo siamo stati invitati a presenziare.

La denominazione Marsannay, ad un passo da Digione ed ai margini dei grandi villages della Cote d'Or, non conta di appellazioni premier cru ed era generalmente nota per la fruibilità dei suoi rosè.
Oggi, grazie al contributo di Bruno Clair, famiglia radicata nel luogo e di rinomati vignerons di Chambertin come Philippe Charlopin e Bernard Bouvier, i bianchi ed i rossi di quest'area reclamano a gran voce una maggiore autorevolezza.
Anche qui ci sono "climats" più vocati, con pendenze maggiormente predisposte e terroirs dalle cangianti miscele argillo-calcaree a decretar i delicati equilibri tra finezza e potenza;
senza ricercare le eterogenee complessità riservate ai Grand Crus, le sapienti mani di questi vignerons provvedono, con un parsimonioso uso di botte piccola, ad esaltar tanto bene il frutto e la freschezza di sua maestà il pinot noir, da far continuamentente e nostalgicamente reclamar nuova beva dopo ogni sorso.

I nostri palati ringraziano mentre i produttori, seduti assieme a noi fra tavole rotonde elegantemente guarnite sotto le suggestive arcate della cantina, cominciano a stappare e condividere, senza soluzione di continuità: Marsannay blanc 2007,2006,1999 e rouge 2007,2006,2005,2003,1999 dai Climats Clos du Roy, Longeroies, EnOuzeloy ed in più svariate cuvée come la Isabelle di Clair o le magnum di Charlopin.

C'è l'occasione per qualche approfondimento tecnico ed ad intermittenza si svelano al microfono rinomati agronomi e proprietari di Domaine cosiderati oggi di "lusso", ma desiderosi di consacrare anche le radici meno nobili che comunque contribuiscono alla fortuna loro e della Borgogna intera;
e proprio questo spirito di unità, assieme alla coscienza dell'essere in un solo, raro ombelico del mondo vitivinicolo, ci ha colpito profondamente:
nonostante in un ettaro si possano trovare 20 proprietari differenti, il concetto di Borgogna che riesce a trapelare è quello di un blocco unito al fine di massimizzare la qualità, fiero delle sue punte di diamante e cosciente che "l'altro" rappresenta sempre un'occasione d'alternativo e sfumato apprezzamento.
I dissapori, la presunzione, le guerre di pensiero restano sempre in secondo piano e non trasudano nelle cantine di degustazione aggregata.
Le dissertazioni al microfono diventano sempre più gioconde, le distanze e le gerarchie si assottigliano man mano che i vini di Marsannay inebriano la serata e le canzoncine tipiche della Borgogna si confondono tra calici e frangini elevati in aria.
Dove s'incontran eccellenti e durevoli bottiglie sovente si scovano anche belle persone e mentre ognuno perde il proprio ruolo trova nuovi amici, se solo per una cena o per una vita intera solo il vino lo sa.
Ci auguriamo veramente che la richiesta promossa da Bouvier più di 5 anni fà all'INAO
Istitut National de l'origine et de la qualité, di creare dei premiers cru in corrispondenza degli attuali Climats presenti a Marsannay, possa finalmente trovare riscontro e che lo spirito della Paulèe sia di spunto per i produttori nostrani desiderosi di valorizzare il proprio lavoro, la terra e la passione attraverso la condivisione dei risultati con tutti coloro in grado di apprezzarne forme e contenuti.

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