Premediti uno sfizio con mesi d'anticipo collegandolo per scherno all'obbligato passaggio da una devastante semifinale di coppa UEFA, arrivi al fatidico giorno nell'ignota città di svolgimento apprezzandone mura e bastioni, viuzze e negozietti, quando subito resti sbigottito dallo squallido teatrino improvvisato in una delle mirabili piazze dove, per 40 sacchi a testa, lei e solo lei già da tempo avevi iniziato a pregustare con l'immaginazione;
appurato che i posti in piedi erano rilegati, alla stregua della terza classe del Titanic di Cameron, dietro ad un'altrettanto ignota e mastodontica statua, che poi scopro di tal duchessa Maria Luisa di Borbone ed ad un soppalco per gli "accostati" di turno, cerchiamo di consolarci al Bar dell'angolo con un'aperitivo a base di fruttatussimo Traminer friulano e regolare Mumm rosè brut, crostini al salmone, al gorgonzola spalmato con luccicante coltello d'argento e sempre goduriose, quanto indecifrabili nei contenuti, olive all'Ascolana;
potremo fermarci qui, ma passiamo follemente da una pizzeria detta SKIANTO, ne capiremo il perchè una volta apprezzatone il mirabile pane arabo in cui la base precotta, surgelata e forse riscaldata con l'accendino, si era fusa a mò di copertone con mozzarella plastificata, il tutto irrorato da piccola bionda al cartone bagnato e pungente weisse media all'aceto(questa ancora non m'era mai capitata); ogni tanto riscoprire il trash gastronomico è un toccasana per rimpinguare il senso autocritico, ma lo sfizio già mi stava andando di traverso, anzi...proprio non andava giù!
Memori d'ispaniche prodezze, ci ripuliamo la bocca in altro loungebar con anemico pinot grigio e cocktail analcolico a seguito di crostini ed ananas a sfuttjo e siamo pronti per l'assalto ai cancelli...
lo scatto alle transenne si rivela superfluo, l'affluenza è veramente scarsa, non mi stupisco, in Italia la profondità della sensibilità musicale che implicherebbe la comprensione di un talento anche se già affermato, non supera quella del "borro" del Giglio di Montevarchi, molto più easy beccarsi "agratisse" i Nomadi, gli Stadio, la Bandabardò all'annuale festa dell'unità, o pd, o come si chiamerà, anzichè muover il fondoschiena e frugarsi in tasca per un Fenomeno di 27 anni da 28 milioni di dischi venduti e 11 Grammy Awards...e ribadisco, per 40 euro non è musicalmente etico bistrattare bramosi fans in un porciletto senza vista per privilegiare gli asettici o gli "scrocconi"(tutta invidia ovviamente...) in altrettanto scomode seggiole.
Ad ogni modo, guadagnata la "prima" fila infondo, prego che nessuno infili la capoccia nel soppalco difronte mentre l'arsura provocata dal pane arabo acuiva il senso di scomodità dato anche dalle intercapedini troppo strette della transenna in cui era impossibile inserire i miei cotechini,
ma noi siamo qui per lei ed il ricordo di tutta la trafila con tanto di enigmatico gruppo supporter ed un'ora di ritardo sul programma, sarebbe stato presto spazzato via dall'ipnosi e l'incanto per le soavi labbra, le svelte mani leggiadre sulle tastiere, i sussulti vocali fra sinuosi echi...
Alicia spezza l'attesa coadiuvata da tromba, sax, jambè, chitarra, basso e tre formidabili voci, dirompente, con cenni persino rockeggianti per i suoi pezzi soul più ritmati, per poi sospenderci il respiro tra morbide sonorità in cui lei ed il piano, fondendosi, catturavano le luci dei nostri sguardi...
non c'è elaborata coreografia così come non vi saranno balli mozzafiato, neppure il jeans stretto su scarpetta alta con body verde pisello ed acconciatura a banana sono il massimo dello chic, ma il rilassato mellifluo sorriso, il complice sguardo di bambi ed i lineamenti puerili, mai sformati dalle peripezie vocali, le permetterebbero pure di non saper fare ciò che invece esprime in modo sbalorditivamente naturale lasciandoci inebetiti al suo cospetto...
ogni sibilo ed ogni accordo un successo annunciato, un'escalation di rapimento emotivo e l'assoluta conferma che i fuoriclasse predestinati tanto più si esaltano quanto di più bravi coprotagonisti si contornano:
le due voci femminili in accompagnamento sono caldo trasporto per le membra, quella stridula, acutissima del gigante corista "black" dai veementi bicipiti, una botta elegante d'adrenalina mentre armonici zampilli di sax e tromba non lasciano un attimo di tregua al continuum raffinato di suoni,parole,melodia...
ad esprimere e centrare la matrice sinuosa e perturbante che l'arte della protagonista infonde, poco le parole scritte sarebbero capaci; così un'ora e mezzo se ne vola via trasportandosi dietro lo schioccar delle dita ed il balletto accennato di dondolanti teste per poi lasciar eco sobbalzante nei nostri cuori fino al mattino successivo...
e un'altro sfizio fu compiuto.
Alla prossima cara Alice e grazie per averci portato per uno sprazio nel paese delle meraviglie musicali dove magnanima natura si fà con le note un tuttuno.
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