mercoledì 22 ottobre 2008

Colazione Messinese

Il traghetto che mi strappa dal continente ha un nome che è tutto un programma: Scylla.
Dall'altro lato dello stretto, la Madonna tanto cara ai Messinesi, e la ragione che mi spinge qua. Una faccenda dove più e più trame si sono ingarbugliate, una storia simile alla città stessa - almeno a quella prima del terremoto - crocevia di cento culture, e sintesi inestricabile di mille respiri diversi.

Mattina di fine ottobre. Quaggiù, il sole sembra non curarsi di quanto riportato dal calendario, si viaggia in maniche corte, e non senza affanni.
La cena di ieri sera, ricca come solo una festa siciliana può essere, non mi ha tolto dalla testa l'idea fissa che mi accompagna dalla partenza: un risveglio sull'isola (e questo è l'ultimo, almeno per stavolta), non è tale senza una colazione come Dio comanda.
Sul tavolo si è posato un cestino, i lembi del fazzoletto di cotone che spuntano dal bordo accolgono due brioche, quelle tipiche, dalla forma rotonda sovrastate da un pon pon - il colore dorato, l'aspetto invitante. Davanti a me un bicchiere di vetro già avvolto dalle goccioline di condensa, scuro dalla cintola in giù, dove i cristalli di ghiaccio hanno addomesticato l'aroma del caffé, e sui quali naviga una nuvola di panna, imperiale nella sua consistenza. Tutt'intorno il marmo del tavolino, i vetri e cristalli che giocano con la luce del sole che arriva dalla grande vetrata, le bottiglie di rosso che riposano ai lati del bancone e sugli scaffali di una saletta adiacente.
"Brrrr", la stagione non conta. Estate o autunno, la scossa della granita è sempre la stessa, la panna soave, la brioche sostanziosa, la compagnia perfetta nell’occasione. Mi ritaglio un angolo di paradiso in un territorio che è ancora grezzo e selvatico, riarso dal sole che d'estate è violento quanto il dialetto e la cadenza degli isolani, e che anche in corrispondenza del mare, anche adesso che una stagione più mite è alle porte, non si concede facilmente al primo forestiero venuto.
Mentre il cucchiaino squarcia la superficie di quella meraviglia isolana, e si avventura sempre più in basso, penso che non tutti i mali vengano per nuocere, che in qualche modo quella bislacca catena di eventi che mi ha portato proprio adesso, proprio lì, mi ha portato in dote anche l'occasione di sedermi ad un tavolo, ad un tiro di schioppo da un mare, a gustare in tutta calma la tanto sospirata colazione messinese, in compagnia anche di un foglietto da riempire di appunti ed impressioni.

1 commento:

Le Panzelier ha detto...

Eh sì...caro Ultimo dei Dinosauri, dovevi ergerti oltre l'autoreferenziale condizione per cominciare a postare e tramandar di profumi e sapori.
Quindi non sarai mai più l'ultimo, ma primo in stile e finezza di scrittore.
Attraverso le tue righe ho ripercepito le sensazioni avvolgenti dei risvegli mattutini in qualche baglio trapanese difronte alle fette biscottate spalmate di marmellata di scorza d'arancio.
Quanto sono belle le nostre isole, quanta storia e cultura nascondono e quando troveremo la forza per dedicar loro settimane, mesi, anni che effettivamente meriterebbero.
Tutto a vantaggio del nostro benessere.
al prossimo sfizio o Primo di novella Specie.