giovedì 30 aprile 2009

La Cena dell' ASTEMIO nuovo Atto.

Ad ogni curva, sulla strada sinuosa verso la montagna, le ombre del passato si facevano sempre più lucenti scoprendo ogni minimo dettaglio dei primi passi verso quelle indissolubili amicizie che nuovamente lì ci recavano.
Il rotolante progredire di vite disperse di rado ci concede l'incrocio degli animi, la seduta difronte al focolare, il roteare di una coppa ricca di essenze e nulla d'altro tranne la naturalezza della complicità.
Bisogna impegnarsi ed anche molto per riscoprire la propria innata propensione, per giocarci, godersela a dovere e la cena dell'astemio a Donnini è sempre
stata uno di quegli eventi plenari che sconvolgevano vacue settimane.
Non siamo più irrefrenabili nei gesti come allora, ma irrequieta resta la mente se questi attimi lungamente non si concede.
Sfiorando con le dita la ringhiera, gli sfumati spettri danzanti delle notti sgorganti d'alcool si materializzavano e scendevano le scalette accompagnandoci fino all'ingresso di quell'anfratto un tempo argentato e reso oggi culla dorata da mano paziente ed appassionata.
Salamino, salsiccina e formaggi sul tagliere già tendevan imboscata alla nostra cupidigia mentre bollicine, giocando di riflesso, ardevan nei calici per contender la scena al possente cammino, tronfio, nel tentativo di mitigar una fiamma funesta.
I lembi di fuoco prendon le forme dei capitani coraggiosi intenti a forgiar speziate opere d'arte, degli infaticabili fluidificanti piegati solo dall'imprevedibile estro degli opposti, dei grovigli di giochesse con tutto ciò di rotondo e gonfiabile fosse a portata di mano mentre, nell'altra, l'effluvio etilico sempre meno pesava:
echi di gioventù, spettacolo insolente in campo prima, sulla tavola poi per finir di nuovo nei campi a contemplar le stelle...
A mente lucida e buoni di spirito, ancor più ci si diletta della fine arte del miscelar sapori e se agli albori, a stramazzar l'appetito era la sontuosa pasta al forno della nonna, oggi ci suscita pace la polenta al cavolo nero dell'oste di casa, sapientemente dosata ed armonicamente equilibrata negli aromi dopo instancabili vortici indotti dal legnoso mestolo.
Ancor stiamo mirando la pentola appena inscarpettata con nostalgica bramosia che già l'oste gioca d'equilibrio recando sul palmo della mano un'abnorme fiorentina sacrificata per noi:
coucerà un pò su un lato, altrettanto sull'altro e rifinirà in verticale affinchè il suo stesso scucco sia intingolo per le sue fibre.
Volano via i tappi e brillano le freschezze nei bevanti come lucidi gli occhi diventano al rilegger le memorie gioconde delle prime invasioni barbariche dove si narran le gesta delle promesse stelle, degli inossidabili mediani, le più ineducate intenzioni di un gogliardico gruppo d'amici, l'ovazione alla vita ed alle sue poetiche incongruenze lasciate combaciare dall'unità di spiriti gaudenti.
E come fu il suggello di rossa cera sul primo invito agli eletti, stavolta è il presidente in persona, regale padrone di casa, a firmar con un brindisi la serata; proprio lui, supermegalattico protagonista di sinistroidi, mistici aneddoti e resosi tangibile solo in occasione del matrimonio che oggi di un'altra generazione allunga la mano nel futuro della sua progenie, a noi dona oggi l'onore e reca l'invito per un'altro giro degli Astemi.
Non ci resta che comprare un nuovo diario sulle cui pagine bianche spruzzare il nostro sanguigno affetto.

Grazie presidente, grazie oste ed un inchino alle tue donne che si prendon cura della tua anima.

1 commento:

l'oste godereccio ha detto...

caro poeta col tuo sciorinar parole di elogio ti sei guadagnato un' altra cena. e sai che io non mento... grande!