lunedì 25 maggio 2009

Mercoledìsfizio

Sono quelle giornate di mezzo, in cui sei sospeso tra un inizio difficile ed una fine lontana mentre il tuo presente pesa come un macigno da rotolare in salita al calar del sole.

In questi momenti solo la ragione può riportare l'istinto sulla retta via aiutandolo a comprendere che quando non esistono problemi incisivi nè definitivi, il sorriso può essere costruito con un attimo di audacia: i banchi della coop di rado propongono pescato fresco, e vedere le pannocchie, preferibilmente dette cicale, ancor ancheggianti assieme alle bocche rosso vivo dei branzini di mare è stato di un irresistibile richiamo.
Il pesce è rapido da cucinare, pieno di gusto quando ancora serba abbondante iodio marino e tanto versatile da permetter all'animo di sbizzarrisi con più tipi di cottura e farciture sgargianti di colore.
Quando il risultato è una vittoria dei sensi si accetta anche di fare il gregario, di buttare il "sudicio", cogliere il ramerino, triturare con la tazzina del caffè il sale grosso di Cervia mentre la "mastra" crea rapida ed ispirata dalle leccornie a disposizione:
Le cicale , incise sulla pancia, appena scottate in olio, prezzemolo ed aglio, sfumate e ricoperte con pomodoro datterino ed un pizzico di zenzero, impregnano di sapida dolcezza lo spaghetto di Gragnano mentre questi s'integra chiedendo d'esser schiacciato lentamente tra i denti per creare un discreto, magico sapore;
la croccantezza dei calamari tagliati a lamelle, infarinati ben asciutti e calati in finissimo olio extravergine, richiama finalmente maggior bramosia delle più succulenti patatine create dall'industria del "piacere artificiale";

il branzino in forno su letto di cipolle di tropea e patate diventa finale apoteosi in cui ogni morso si rivela bacio.
In abbinamento Sauvignon Gris, vigneto Angostura, resa 20 quintali/ettaro, piante del 1912:
13,5% di potente eleganza, grande freschezza ed aromaticità adeguata a tutti e tre i piatti.
qui non posso essere obbiettivo, ma resto comunque fortunato per aver questa perla scovato...

e ieri l'altro sera nuova replica(martedìsfizio), ma fedeli allo sfiziomandamento numero 3 è stato necessario l'elevamento a potenza del piatto grazie a freschissimi scampetti in balletto con le cicale ed ad un'antipasto di mazzancolle al limone da ingorda leccata di dita.
Non me ne voglia il mio bianco cileno, ma la mitica cuvée Luis di Tarlant si trascinava da troppo tempo nei pensieri senza trovare l'appiglio giusto per sprigionare nella realtà il godurioso sogno celato tra le papille.
Non è stato necessario il dessert: questo 50&50 di chardonnay e pinot nero, riposato per 9 anni sul letto di lieviti ed altri due dopo il degorgement, ha ricamato nei palati la medesima sensazione di una treccia del Frabbrini ripiena di crema al limone e scricchiolata con gusto supremo alle sette del mattino.
Bello non dover tornare a casa dopo averne trangugiata una bottiglia intera, bello distendersi fra i cuscini, lasciandosi cullar da queste gioie di vita vera...

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